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Senza l’acqua non c’è speranza per il futuro

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VENERDì 9 OTTOBRE 2015

L’acqua dolce rappresenta meno dell’1% del nostro pianeta nonostante circa il 71% della superficie terrestre sia ricoperto di acqua. Secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) nel 2025 almeno due terzi della popolazione mondiale vivrà in condizioni di difficoltà per mancanza d’acqua. Le aree geografiche più colpite saranno quelle nordafricane, mediorientali e dell’Asia occidentale. I dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sono ancora più allarmanti. L’OMS, infatti, calcola che al di sotto della soglia dei 50 litri d’acqua al giorno si è già in condizioni di sofferenza per mancanza d’acqua e quindi, secondo l’OMS, circa il 40% della popolazione mondiale nel 2030, ovvero 2,5 miliardi di persone, vivrà in condizioni igieniche disagevoli dovute alla carenza d’acqua.

Oggi l’Africa subsahariana è l’area del mondo più colpita dalla mancanza di fonti idriche pulite: circa il 40% della popolazione che vive in questi paesi non ha accesso all’acqua potabile e neanche ai servizi igienico-sanitari. E’ significativo che in numerose zone rurali dell’Africa centro-meridionale ogni famiglia, soprattutto donne e bambini, dedica il 26% del suo tempo a raccogliere con recipienti di ogni tipo l’acqua dai pozzi. Inoltre, un ulteriore fattore che certamente merita attenzione è costituito dalla iniquità di consumo dell’acqua potabile a livello mondiale: l’11% della popolazione consuma l’88% dell’acqua e controlla l’84% della ricchezza prodotta dal pianeta mentre il 25% della popolazione, soprattutto di quella presente nel Terzo Mondo, vive in una situazione talmente precaria che non consente a donne, uomini e bambini di avere acqua per bere, cucinare e lavarsi quotidianamente.

In particolare l’uso di acqua potabile nel settore agricolo richiede il 70% dei consumi di acqua potabile a livello mondiale. I dati disponibili, in relazione ai metodi di coltivazione vegetale e ai sistemi di allevamento adottati, ci dicono che occorrono tra 400 e 5000 litri di acqua per produrre un chilogrammo di cereali, tra 5.000 e 100.000 litri di acqua per un chilogrammo di carne. Questi dati ci fanno riflettere su quanto sia diventato importante adottare modelli di vita più sostenibili se vogliamo assicurare a tutti condizioni di vita dignitose e, soprattutto, se vogliamo evitare una catastrofe ecologica ed ambientale entro pochi anni.

Il 22 marzo 2015, in onore della “Giornata Mondiale dell’Acqua” (“Word Water Day” – ricorrenza istituita dall’ONU nel 1992) è emerso un dato positivo: dal 1990 ad oggi, circa 2,3 miliardi di persone, nel mondo, hanno ottenuto l’accesso a fonti d’acqua sicure. Ma per continuare a garantire, ogni giorno acqua pulita a tutti è indispensabile ridurne gli eccessi e gli sprechi soprattutto nei paesi industrializzati, ovvero Paesi Europei, Stati Uniti e Cina.

E’ assolutamente necessario, come ha sottolineato il Papa nella sua Enciclica “ Laudato si’ ”, rivedere gli stili di vita del mondo occidentale ed assicurare a tutti pari dignità di vita e maggiore considerazione nei confronti del Pianeta per quanto riguarda l’uso delle risorse di acqua, di energia e di cibo che, fino a prova contraria, sono le uniche che riescono a mantenere la sopravvivenza attuale di sette miliardi di persone. L’EXPO Milano2015 – Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, rappresenta un evento mondiale e uno stimolo prioritario per mettere in moto la spinta e le motivazioni comuni per dare avvio a strategie per lo sviluppo economico sostenibile, non solo nei confronti dei potenti del mondo ma anche per tutti i Paesi e i cittadini del pianeta.

Lo spreco alimentare nel mondo

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SABATO 29 SETTEMBRE 2012

Dati recenti delle associazioni agricole e del Mipaaf ci dicono che il settore agroalimentare italiano raggiunge un valore economico di 250 miliardi di euro cioè circa  il 15% del PIL (Prodotto Interno Lordo).  Tuttavia, nonostante l’importanza economica e sociale che l’industria del cibo ha in Italia e naturalmente in Europa e nel mondo non si parla molto degli sprechi alimentari associati alla produzione e al mercato agroalimentare. Infatti, per soddisfare le esigenze della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che richiede prodotti curati nell’aspetto e nell’immagine delle confezioni, molto spesso prodotti sicuramente genuini vengono lasciati sul campo non raccolti oppure sprecati a causa di piccole imperfezioni sul prodotto o  sulla confezione, non rispondenti ai criteri estetici richiesti dal mercato.

Un ulteriore informazione che non può essere più  sottovalutata dai consumatori si riferisce alle forti disparità  socio-economiche e alle differenze di disponibilità di beni  alimentari tra i Paesi industrializzati (numerosi Paesi in  Europa, Stati Uniti e Canada) e quelli in via di sviluppo (soprattutto in Africa e Asia). La FAO ci dice che la  disponibilità alimentare pro-capite per i Paesi del nord del  mondo arriva a 900 kg/anno, con uno spreco medio di non    meno di 100 kg/anno/persona, mentre per i Paesi del sud del mondo, la disponibilità raggiunge i 400 kg/anno pro-capite, con uno spreco di circa 10 kg/anno/persona.

La FAO ci dice inoltre che, dei 5 miliardi di tonnellate di beni alimentari prodotti annualmente, di cui circa due miliardi e  mezzo di tonnellate tra frutta e verdura, lo spreco di cibo tra la  GDO, i produttori e i consumatori, arriva a 1,3 miliardi di  tonnellate, ovvero circa un terzo del totale di cibo, senza  contare l’energia e l’acqua che si è utilizzata per la produzione del cibo (almeno un chilo di gasolio per un chilo di pomodoro  in serra e tra 10.000 e 15.000 litri d’acqua per un chilo di carne).Questi numeri ci dicono che è necessario un  comportamento, soprattutto da parte dai cittadini dei Paesi più ricchi, più rispettoso verso le risorse naturali, il cibo e le persone.

Il 2014 per l’Unione Europea sarà dedicato alla campagna “contro lo spreco alimentare”. Infatti non possiamo trascurare che, almeno un miliardo di persone nel mondo, hanno gravi problemi di alimentazione. Soltanto un cambiamento forte dei nostri comportamenti è in grado di rimodellare un mondo basato sulla sostenibilità sociale, ambientale, economica ed energetica.